Munch, il grido interiore”: l’arte urlante di un genio assoluto

Presso Palazzo reale di Milano e fino al 26 gennaio 2025 sarà visibile la mostra “Munch, il grido interiore”, che rivela ai visitatori cento dei capolavori del pittore norvegese. La mostra sta riscuotendo molto successo: comprende dipinti, disegni e stampe tutti provenienti dal Museo MUNCH

NL07 40Edvard Munch nacque a Løten, il 12 dicembre del 1863, e morì a Oslo, il 23 gennaio del 1944. Artista raffinatissimo, viene spesso ricordato per la sua opera più famosa, L'urlo, dipinta nel 1893 e divenuta un’icona incontrastata.

L’infanzia del pittore fu attraversata dalla malattia, dal lutto e dalla paura costante di ereditare e sviluppare una condizione mentale che era più volte apparsa nella sua famiglia. Studiò alla Scuola Reale di Arte e Design di Kristiania, attuale Oslo, e ben presto si dedicò alla vita bohémien sotto la spinta del nichilista Hans Jæger, che lo influenzò a tal punto da spingerlo a ritrarre il proprio sentire, sintetizzato in quella che si definisce "pittura dell'anima", da cui è possibile leggere lo stato emotivo e psicologico dell’artista. Furono tante le città che lo ispirarono, grazie ai viaggi che fece alla ricerca sempre di nuovi spunti e influenze.

L'urlo fu realizzato mentre si trovava a Kristiania. Lo stesso Munch racconta l’esegesi del famoso quadro: mentre stava passeggiando al tramonto, «sentì l'enorme, infinito grido della natura». Il volto inquieto della figura centrale è la personificazione dell'angoscia dell'uomo moderno. Tra il 1893 e il 1910 si occupò di due versioni dipinte e due a pastello, oltre a numerose stampe.

Sono numerose le figure familiari che popolano l’universo coloratissimo di Munch; sono presenti l’angoscia e il dolore sublimati da un sapiente uso delle cromie e dalla fluidità che perversa ed eterna le immagini.

Passeggiando e ammirando le tele vivide esposte a palazzo reale, è possibile rivivere i ricordi da bambino evocati dal pittore, odorare i capelli rossi della donna amata e poi allontanata, ritratta svariate volte. Con la chioma rubino spesso in prima linea, diviene una figura mitica ingombrante e diafana insieme, donna angelo e poi vampiro, fino a divenire a metà nel dipinto che li ritrae insieme (Munch su sfondo verde e Tulla Larsen) e li vede accostati dopo che il quadro ha subito un taglio netto e ben visibile. Le due metà rimangono accanto, legati da quel fluido magico che solo i due amanti probabilmente percepiscono.

Nel passaggio da una sala all’altra, sono disparate le figure che evocano ricordi, emozioni, sentimenti. Colori vivaci, pennellate veloci, cerchi concentrici costretti in spazi troppo stretti, dopo il viaggio immersivo nelle opere si giunge idealmente e fisicamente davanti alla litografia dell’Urlo muto e straziante della figura che ci guarda e sembra sussurrarci “e tu perché non urli?”.